Rete da pesca, Robert Lowell, Il delfino e altre poesie, Mondadori 2000
La chiarità di ogni cosa che improvvisa ci abbaglia,
i tuoi vaganti silenzi e brillanti scoperte,
delfino scatenato ad afferrare nel loro guizzo i pesci...
I poeti muoiono adolescenti, il ritmo li mummifica,
le voci archetipe cantano fuori chiave;
il vecchio attore non sa più legger gli amici
e tuttavia legge se stesso ad alta voce,
il genio culla a morte l'uditorio.
Deve pure avere fine il verso.
Però il mio cuore è fiero, so di aver allietato la mia vita
intrecciando, disfacendo una rete di corda catramata;
la rete rimarrà al muro quando i pesci saranno già mangiati,
affissa come bronzo illeggibile sul futuro senza futuro.
Storia del pescatore, Le mille e una notte, X secolo
«Sire, viveva una volta un pescatore assai vecchio, e tanto povero, che a stento guadagnava di che mantenere la moglie e tre fanciulli, ond’era composta la sua famiglia. Egli andava tutti i dì alla pesca di buon mattino, ed ogni giorno erasi prefisso di non gettare le reti più di quattro volte. Un mattino ei partì al chiaro di luna, e recatosi in riva al mare, si svestì, e gettò le reti; nel tirarle alla sponda, sentì sulle prime alquanta resistenza, per cui credendo aver fatta buona preda, già ne gioiva. Ma poco dopo, accortosi non esservi invece nella rete che un carcame d’asino, n’ebbe gran dolore....»
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